24 luglio 2014
La melodia che canticchia la domestica del B&B risuona
dolce e lieve, e contrasta il rumore delle posate e delle stoviglie che sta
lavando in cucina.
Un signore di mezza età, dall’aspetto arabeggiante, prepara
con una piccola moka un caffè molto annacquato, parlando al telefono con una
cadenza e una voce simile ad Alessandro Haber. In fondo il giardino, sotto un
patio all’ombra, 3 uomini di affari africani parlano animatamente in inglese,
di fronte un laptop, alcune tazze di the e gli avanzi della loro colazione.
Il mio primo risveglio a Maputo è tranquillo e rilassato, e questo piccolo microcosmo del B&B rappresenta la grande Maputo che lo circonda: Mozambicani allegri, educati, gentili e sorridenti, e tante altre persone da paesi vicini e lontani.
Più che fare un passo indietro, al viaggio che mi ha portato
qui, da Roma a Maputo, vale la pena raccontare come è nata questa avventura.
Quindi farò molti passi indietro, presentandomi e
raccontandovi, negli ultimi 6 mesi, cosa e come mi ha portato ad essere un
espatriato.
Sono un libero professionista, socio di una società, con
alle spalle 11 anni di esperienza professionale nel settore della sostenibilità
ambientale. Per 6 anni ho insegnato presso una grande università italiana, enti
pubblici ed un Master privato importante. Negli ultimi anni ho svolto il ruolo
di project manager o esperto senior in molti progetti italiani ed europei,
contribuendo attivamente alla crescita professionale mia e della società di cui
sono socio.
Ora, molti mi hanno chiesto (e me lo sono chiesto spesso
anche io), perché vai all’estero a lavorare? E magari in una delle nazioni più
povere del mondo, che mostra ancora le ferite della guerra civile terminata 20
anni fa? A questa domanda ed alle molte risposte dedicherò uno dei prossimi
post.
Prima della partenza |
Ad ogni modo, circa 6 mesi fa ho iniziato a candidarmi su
diverse posizioni all’estero, per entrare nel mondo delle consulenze
internazionali (extraeuropee) e, magari, aggiudicarmi qualche piccola posizione
per iniziare ad arricchire il mio CV con esperienze “oltremare” (per tradurre
un termine inglese che si usa per indicare le esperienze fuori l’Europa,
nemmeno fossimo in epoca coloniale!).
Inaspettatamente un paio di mesi fa sono stato chiamato da
qui, per un incarico difficile ed importante, che prevede la mia presenza a
Maputo per alcuni mesi.
Più tardi mi recherò in ufficio per la prima volta, stanco
del lungo viaggio, ma molto motivato a fare bene.