martedì 26 agosto 2014

Niketche



Maputo, 26 Agosto 2014

Un paio di settimane fa sono stato a vedere una rappresentazione teatrale del Romanzo “Niketche. Uma História de Poligamia”, presso il Centro culturale franco-mozambicano.
Il romanzo della scrittrice mozambicana Paulina Chiziane tratta un tema molto sentito in Mozambico: la condizione femminile.
Rami, la prima moglie di Tony, decide di indagare sulle assenze del marito, scoprendo la vera realtà del suo matrimonio. Inizia così un viaggio attraverso il quale è svelata, attraverso la scoperta delle amanti e della diffusa pratica della poligamia, la condizione femminile nelle diverse regioni in Mozambico. La poligamia, nel caso del Mozambico e differentemente da altre realtà (ad esempio, quella araba), si manifesta nel concreto con la presenza di numerose amanti che, in qualche modo, tollerano la presenza di una unica moglie legale e si tollerano vicendevolmente.
Le protagoniste femminili, quindi, rappresentano la diversità culturale delle identità geografiche del Mozambico, mentre l’unico protagonista maschile, Tony, rappresenta la nazione nel suo complesso.
Il romanzo ha il chiaro messaggio, per tutte le donne mozambicane, di combattere una battaglia comune di indipendenza e di amore unico (e quindi non poligamo), equo e leale.
Molto apprezzabili i monologhi della protagonista e divertenti le scene con le danza Niketche, dalla quale prende il nome il romanzo.


domenica 17 agosto 2014

Amore per la lingua portoghese



17 agosto 2014
Il mio primo approccio col portoghese è stato nel novembre del 2006, a Capo Verde. I mesi precedenti erano stati molto duri ed impegnativi sotto diversi punti di vista ed avevo bisogno di uno stacco dalla vita in Italia. Proposi ad un amico e collega, Dario (che lavorava lì in un progetto sulle aree naturali protette), di andare a trovarlo e farmi una vacanza in quell’arcipelago africano, ex colonia portoghese.
Con molta sorpresa mi candidò – con successo – come volontario delle Nazioni Unite, per svolgere delle attività di supporto e formazione sui Sistemi Informativi Geografici.
Pur non parlandolo (lavoravo in lingua inglese), rimasi molto colpito dalle sonorità di questa lingua utilizzata nel mondo da circa 360 milioni di persone.


La Comunità Lusofona nel Mondo
L’anno successivo decisi di frequentare un corso di portoghese presso l’Istituto Sant’Antonio dei Portoghesi, a Roma, dove conobbi una persona speciale, il Prof. Francisco de Almeida Dias, che ha saputo trasmettermi l’amore per questa lingua.
Lo studio e la pratica subirono negli anni fasi alterne.
Quest’anno, spinto dal desiderio di candidarmi per delle posizione professionali all’estero, ho deciso di frequentare un altro corso, sempre presso l’Istituto Sant’Antonio dei Portoghesi. Ho conosciuto quindi una persona altrettanto speciale, la Prof.ssa Patrícia Ferreira, definita da qualcuno, a ragione, “molto dolce ed una insegnante molto brava, che ha già conquistato i cuori dei suoi studenti…”

Francisco de Almeida Dias e Patrícia Ferreira
Il portoghese è riconosciuto come la lingua della poesia e della musica. È molto piacevole, per me che sono nato e cresciuto esprimendomi in un'altra lingua, ascoltare i frequenti suoni in sc, la pronuncia dolce di alcune vocali, la r smorzata e le intonazioni tipiche delle persone madre lingua.
Il portoghese è stato da subito una passione ed ora posso dire di viverlo come un amore. L’occasione di poterlo parlare nel tempo libero e nell’attività professionale mi riempie di soddisfazione. E come tutti gli amori necessita di essere coltivato senza risparmiarsi. A proposito di amore, ne riporto una sua bella definizione in portoghese.
A palavra amor (do latim amor) presta-se a múltiplos significados na língua portuguesa. Pode significar afeição, compaixão, misericórdia, ou ainda, inclinação, atração, apetite, paixão, querer bem, satisfação, conquista, desejo, libido, etc. O conceito mais popular de amor envolve, de modo geral, a formação de um vínculo emocional com alguém, ou com algum objeto que seja capaz de receber este comportamento amoroso e enviar os estímulos sensoriais e psicológicos necessários para a sua manutenção e motivação. É tido por muitos como a maior de todas as conquistas do ser”.
I Proff. Ferreira e De Almeida Dias mi perdoneranno per la “mala” traduzione!
La parola amore (dal latino amor) si presta a molteplici significati in lingua portoghese. Può significare affetto, compassione, misericordia, o ancora, inclinazione, attrazione, appetito, passione, volere bene, soddisfazione, compimento, desiderio, libido, ecc. Il significato più popolare di amore comporta, in generale, la formazione di un legame emotivo con qualcuno, o qualche oggetto che è in grado di ricevere questo sentimento amorevole e trasmettere gli stimoli sensoriali e psicologici necessari per il loro sostegno e motivazione. È considerato da molti come la più grande di tutte le conquiste dell’essere".

Francisco de Almeida Dias cura il blog Via dei Portoghesi.

domenica 10 agosto 2014

Il Mercato della Terra di Maputo



10 Agosto 2014
Come molti di voi sapranno sono socio di Slow Food e, da quando conosco Letizia, la nostra attenzione al cibo“buono, pulito e giusto” è aumentata sempre di più.
Ci piace mangiare bene, con gusto, e  con attenzione alla provenienza della materia prima ed alla sua produzione.
Con l’occasione segnalo il blog di Letizia, per chi avesse voglia di curiosare tra le sue ricette.
A Maputo, presso il giardino del Parque dos Continuadores, una volta al mese si tiene il Mercato della Terra.


Due sorridenti produttrici locali
Domenica scorsa è stata una bella occasione per conoscere alcuni cooperanti italiani che promuovono il Mercato ed alcuni produttori mozambicani ed, inoltre, per poter assaggiare qualche prodotto locale.
Menziono le confetture di “Doce da Casa”, veramente ottime!

Confetture di "Doce da Casa"
Una domenica diversa, ma molto piacevole.
Nello stesso  Parque dos Continuadores c’è un meraviglioso mercato dell’artigianato locale, di cui Vi parlerò un altra volta.

sabato 2 agosto 2014

Africa for beginners



2 agosto 2014
“Africa for beginners” è una buona definizione che un collega ha dato ad alcuni stati nei quali è più semplice e meno scomodo approcciarsi al continente nero. Il Mozambico, almeno per la zona di Maputo, è fra questi.
A Maputo è possibile trovare una certa sicurezza, un clima sociale buono (a parte nei periodi elettorali) e la presenza di alcuni servizi ed elementi che consentono uno stile di vita occidentale (negozi, centri commerciali, farmacie e medicinali disponibili, assistenza sanitaria privata, la vicinanza al Sud Africa – Johannesburg dista 6 ore di automobile o un ora di volo).
Il colonialismo portoghese non ha portato segregazione razziale e quindi, anche se alcune persone manifestano una certa diffidenza, il rapporto tra europei ed africani è molto buono.
Inoltre la gente mozambicana ha, normalmente, una mentalità molto aperta e tollerante e 2 dei caratteri nazionali oggettivamente riconoscibili sono la pazienza e la gentilezza.
D’altro canto, ovviamente, non è tutto rosa e fiori!
Il Mozambico è un paese molto povero: lo Human Development Index od in italiano Indicedi sviluppo umano (HDI) del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) lo classifica fra i 10 più poveri del mondo, con più del 60% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà.
Le zone rurali, maggiormente interessate dalla guerra civile, di norma subiscono maggiormente gli effetti del mancato sviluppo sociale ed economico, mentre a Maputo i livelli di povertà e disagio sono meno gravi.
Purtroppo la guerra civile, anche se sono passati più di 20 anni dalla sua fine, ha lasciato le sue tracce anche qui in città, con una generale fatiscenza degli edifici e delle aree pubbliche. Maputo però sta rinascendo e, accanto a palazzi sgarrupati e baraccopoli, è possibile trovare quartieri con edifici coloniali ed abitazioni ristrutturate o zone in cui i grattacieli fanno ombra al suolo africano.

Un mercatino informale


Per le strade di Maputo

In viaggio



24 luglio 2014
La melodia che canticchia la domestica del B&B risuona dolce e lieve, e contrasta il rumore delle posate e delle stoviglie che sta lavando in cucina.
Un signore di mezza età, dall’aspetto arabeggiante, prepara con una piccola moka un caffè molto annacquato, parlando al telefono con una cadenza e una voce simile ad Alessandro Haber. In fondo il giardino, sotto un patio all’ombra, 3 uomini di affari africani parlano animatamente in inglese, di fronte un laptop, alcune tazze di the e gli avanzi della loro colazione.

Un angolo tranquillo del B&B

Il mio primo risveglio a Maputo è tranquillo e rilassato, e questo piccolo microcosmo del B&B rappresenta la grande Maputo che lo circonda: Mozambicani allegri, educati, gentili e sorridenti, e tante altre persone da paesi vicini e lontani.
Più che fare un passo indietro, al viaggio che mi ha portato qui, da Roma a Maputo, vale la pena raccontare come è nata questa avventura.
Quindi farò molti passi indietro, presentandomi e raccontandovi, negli ultimi 6 mesi, cosa e come mi ha portato ad essere un espatriato.
Sono un libero professionista, socio di una società, con alle spalle 11 anni di esperienza professionale nel settore della sostenibilità ambientale. Per 6 anni ho insegnato presso una grande università italiana, enti pubblici ed un Master privato importante. Negli ultimi anni ho svolto il ruolo di project manager o esperto senior in molti progetti italiani ed europei, contribuendo attivamente alla crescita professionale mia e della società di cui sono socio.
Ora, molti mi hanno chiesto (e me lo sono chiesto spesso anche io), perché vai all’estero a lavorare? E magari in una delle nazioni più povere del mondo, che mostra ancora le ferite della guerra civile terminata 20 anni fa? A questa domanda ed alle molte risposte dedicherò uno dei prossimi post. 

Prima della partenza

Ad ogni modo, circa 6 mesi fa ho iniziato a candidarmi su diverse posizioni all’estero, per entrare nel mondo delle consulenze internazionali (extraeuropee) e, magari, aggiudicarmi qualche piccola posizione per iniziare ad arricchire il mio CV con esperienze “oltremare” (per tradurre un termine inglese che si usa per indicare le esperienze fuori l’Europa, nemmeno fossimo in epoca coloniale!).
Inaspettatamente un paio di mesi fa sono stato chiamato da qui, per un incarico difficile ed importante, che prevede la mia presenza a Maputo per alcuni mesi.
Più tardi mi recherò in ufficio per la prima volta, stanco del lungo viaggio, ma molto motivato a fare bene.