Maputo, 3 settembre 2014
Domenica scorsa, presso la FEIMA (FEIra permanente de
artesanato, gastronomia e flores na cidade de MAputo), nel Jardim Parque dos
Continuadores (lo stesso dove si svolge il Mercato della Terra) ho incontrato
Victor, un giovanissimo artista mozambicano che produce dei meravigliosi batik.
I batiks sono dei tessuti che prendono il nome dall’omonima
tecnica, che utilizza coprire le zone che non si vogliono tingere tramite cera
o altri materiali impermeabilizzanti quali argilla, resina o paste vegetali.
I batik della FEIMA |
“Bom dia, como está?” mi ha apostrofato.
Ed io “Bem, obrigado! O Você?”
E lui, come molti mozambicani, sorridendo sinceramente alla
mia domanda che qui, più che in Italia, non è solo un convenevole informale “Eu tambem, obrigado!”
Abbiamo iniziato a conversare, mentre mi mostrava le sue
opere, proponendomene l’acquisto.
Dopo mi ha chiesto da dove venissi e, ascoltata la mia
risposta, ha sorriso, dicendomi “Você è
italiano! Os Mozambiçanos são muito amigos dos italianos!”
Victor si riferiva alla firma dei trattati di pace che nel
1992, a Roma, hanno messo fine alla lunghissima e sanguinosa guerra civile
mozambicana. Trattati ai quali si giunse grazie anche – e probabilmente,
soprattutto - all’azione diplomatica della Comunità di Sant’Egidio, presso la
cui sede, a Roma, si svolsero molte delle trattative.
E proseguendo “Agora que mora em Moçambique, Você è moçambicano! Os
italianos, aqui, são moçambicanos!”
Non ricordavo di
essermi emozionato così nel sentirmi italiano.
Ed il caso (o forse
una scelta) ha voluto che la gioia di sentirsi italiano fosse accesa da un giovane
africano, a quasi 8.000 km da casa.